ANTONIO MAIOCCHI
Ci ha lasciato improvvisamente, a fine 2020, Antonio Maiocchi, che è stato per oltre vent’anni presidente del nostro gruppo sportivo. Era nato a Seregno il 13 aprile 1947. Da ragazzo aveva avuto una breve parentesi agonistica sino alla categoria allievi, ma il chiodo cui aveva appeso la bicicletta resse ben poco. Tornò presto in sella, dedicando tante giornate alle uscite cicloturistiche, alla contemplazione dei paesaggi e soprattutto alla conquista delle salite più prestigiose.
Diventato presidente del GS Corsera nel 1990 (carica che ha ricoperto sino al 2012), s’è iscritto al Club dei Cento Colli, un sano e diabolico stimolo che lo ha spinto, nonostante la taglia extralarge, verso le cime dei più spettacolari passi alpini, e non solo. Oltre ai classici più famosi (dallo Stelvio al Galibier, dalle Dolomiti all’Agnello, dall’Alpe d’Huez al Ventoux), amava andare alla scoperta delle salite più sconosciute ma con i numeri per entrare nei percorsi dei tapponi del Giro. Ha così scalato prima che ci passasse la corsa rosa il Colle delle Finestre, il Nivolet e il Passo Castrin, solo per fare qualche esempio. È stato e resta, assieme a Luigi Capellani, il solo membro del Corsera ad aver conquistato un 3000, lo straordinario Col du Sommeiller, metà su asfalto e metà su pista sterrata.
È stato un geniale organizzatore di raid e vacanze cicloturistiche (Sicilia, Sardegna, Canarie, Baleari ecc.), ma anche un factotum a 360 gradi (era lui che pilotava sempre gli automezzi che trasportavano i ciclisti gialloblù verso le mete prescelte) e tra le perle della sua fantasia non si possono non ricordare le Creste dell’Assietta (da Susa a Susa passando per il Colle delle Finestre e il Sestrière) e la traversata Limone Piemonte-Ventimiglia, entrambe quasi interamente sterrate, due avventure che impegnarono lui e il gruppo Corsera dall’alba al tramonto.
Il suo amore per la bicicletta lo ha portato a collaborare per oltre tre lustri con RCS Sport nell’organizzazione del Giro d’Italia. Erano proverbiali l’impegno e la professionalità che profondeva nello svolgimento dei compiti assegnati, ma anche l’impeccabile eleganza. Fisico solido e possente, era un punto di riferimento per tutti, soprattutto come gestore del “Quartiertappa”, uno dei luoghi nevralgici delle corse. Era sempre presente, dal Giro alla Sanremo, dalla Tirreno-Adriatico al Lombardia, operando con maestria e autorità, nella seconda parte della sua parentesi RCS come coordinatore di spazi e parcheggi per gli automezzi della carovana.
Era un esemplare cicloturista ma nel sangue conservava qualche stilla di agonismo, quel piacere di competere e duellare con gli amici affetti dalla sua stessa passione. Uomo di peso, proprio anche fuor di metafora, difficilmente andava in fuga in salita. Ma questa volta ha colto tutti di sorpresa, in una grigia mattina di autunno, nel più assoluto silenzio, ha preso il volo verso l’ultimo traguardo, quello più alto, quello più mistico, un’improvvisa embolia gli è stata fatale.
Ciao, Omone, e grazie.