EROICI & RANDONNEUR – Luigi Capellani – Alberto Ferraris – Danilo Fullin – Natalino Milanesi – Gualtiero Paolini – Angelo Parolini |
GUALTIERO PAOLINI
Quando gli anni non si sentono
A vederlo pedalare, nessuno avrebbe indovinato la sua età. A 85 anni suonati riusciva ancora a percorrere quasi 20 mila km all’anno. Il 2016 – ahimè – fu l’ultimo di quegli anni della sua terza giovinezza, poi anch’egli ha dovuto arrendersi alla legge dell’età. Impossibilitato a salire sulla sua amata e nuova Bianchi a causa di un malanno inaspettato e improvviso, ha pian piano abbandonato questa vita, spegnendosi in punta di piedi nell’autunno del 2018.
Ma tutti ricordiamo con piacere il suo ottantesimo compleanno, il 13 settembre 2011, che abbiamo voluto festeggiare accompagnandolo da Milano al suo paese natale, nel cuore della Romagna. Naturalmente un bicicletta. Proprio quel giorno, il leggendario Gualtiero Paolini ha provato a frenare la tentazione di rinunciare, questa volta, a percorrere no stop i 290 chilometri che separano la metropoli dove vive da decenni al paesino di Predappio, ma il suo slancio e il suo orgoglio hanno subito spento titubanze e pigrizie.
Era un rito che compiva quasi meccanicamente, al completamento di ogni decennio. Quella volta erano veramente tanti. Ma lui non se li sentiva. L’idea di lanciarsi ancora una volta in questa straordinaria impresa lo affascinava. E l’ha spinto anche l’aura di affetti e di fraterne attenzioni di cui, lo sapeva, sarebbe stato circondato dai compagni del Corsera in questo straordinario viaggio di metà settembre. “Se non viene nessuno, vado da solo”. Ma figurati se c’era chi voleva farsi sfuggire l’occasione di accompagnare il “nonno” in un altro mitico exploit. Il dream team fu subito fatto: Alberto Berti, Danilo Fullin, Claudio Napoletano, Rino Simeon. Alla guida dell’ammiraglia il presidente Antonio Maiocchi.
La cronaca. Partenza alle 7 da San Giuliano Milanese, brevi soste per i vari rifornimenti, a Rubiera dopo 150 km alla media di 30 orari, sosta per il pranzo e a Ozzano Emilia (bibite e gelati), Claudio Napoletano passa alla guida dell’ammiraglia, perché anche il presidente Antonio Maiocchi vuole dare il suo contributo in bicicletta, poi per il resto si pedala senza sosta lungo gli interminabili rettilinei della via Emilia, con la campagna tutta uguale, la pianura, le case coloniche e l’afa della Bassa. Il ritmo è quello gradito da Gualtiero Paolini: tra i 27 e i 32 orari, tanto che la media finale sarà di 29 km orari. Costante. Raramente si va oltre, ma mai si va sotto quel range. La squadra è forte. Paolini resta al coperto spesso, ma qualche tirata la fa anche lui. E quando tira lui, c’è da starne certi, non si va sotto la media.
Non scoppia il nonnetto. Anzi. È arzillo e pieno di energie. Si districa alla grande nel delirante traffico di Bologna e giunge ancora freschissimo ai piedi della salita, breve, facile, ma pur sempre salita, che lo conduce, ottant’anni dopo, proprio sulla soglia dell’abitazione dove vide la luce. Impresa da non credere. Ed è ancor più straordinaria la nonchalance nella quale la pulce romagnola s’è rinchiuso dopo l’impresa.
Quel giorno Paolini ritenne di aver fatto una cosa normalissima, di routine. Lui era l’opposto di tanti nonnetti da briscola, bianchino e balera. Per lui la bicicletta era vita. In tutti i sensi. Tant’è che ci eravamo dati appuntamento per una nuova impresa in occasione del suo 90° compleanno. Ed era quasi riuscito ad arrivarci… Diavolo d’un Paolini, stavolta ci hai fregato!.
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